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L’offerta politica italiana? solo keynesismo straccione!

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di MATTEO CORSINI

Tanto più si avvicina la data delle elezioni politiche, quanto più deprimente diventa il livello (peraltro sempre discutibile) delle “ricette” che i diversi esponenti dell’offerta politica italiana propongono per risollevare le sorti del Paese.

Nel PD, il web-tassatore Francesco Boccia respinge al mittente la sollecitazione da parte del FMI di riparare il tetto finché c’è il sole: “Abbiamo il dovere di mettere in discussione i vincoli di bilancio europei. Dal 2007, stando fermi e facendo sempre quello che Bruxelles ci chiedeva, abbiamo visto aumentare di 32 punti il rapporto debito-Pil”. A onor del vero non sempre è stato fatto quello che “Bruxelles ci chiedeva”. Per fare un solo esempio, non tagliare affatto la spesa pubblica nonostante ripetuti proclami e limitandosi solo a una redistribuzione nelle voci di uscita, non è stato chiesto da Bruxelles.

Ma secondo Boccia “ora c’è il sole, ma se pensa di farci tagliare il debito con la flessibilità del lavoro e le privatizzazioni ha sbagliato secolo”. Un classico esempio di keynesismo straccione: quando le cose vanno male bisogna fare deficit per sostenere la domanda aggregata, mentre quando le cose vanno meglio bisogna continuare a fare deficit per non tarpare le ali alla ripresa.

Parlare, poi, di privatizzazioni è davvero spudorato, dato che da alcuni anni a questa parte per “privatizzazione” in Italia si intende la vendita di partecipazioni detenute direttamente dal Tesoro non sul mercato, bensì alla Cassa Depositi e Prestiti, che è controllata dal Tesoro (detenendo oltre l’80% del capitale), ma non è consolidata nel bilancio dello Stato.

Non va meglio su altri versanti dell’offerta politica. Per esempio, il M5S, che i sondaggi accreditano come prima singola forza politica del Paese (come si fa a non essere pessimisti sull’Italia?), per bocca del deputato Giorgio Sorial, afferma riferendosi ai governi degli ultimi dieci anni: “Ci hanno affossato con l’austerity, negandosi politiche espansive e redistributive. Oggi siamo in coda al carro della crescita in Ue. La lievissima ripresa non si trasmette ancora all’economia reale. Ogni ulteriore giro di vite sul consolidamento dei conti pubblici ucciderebbe il neonato in culla”.

Posto che la redistribuzione è sempre presente per definizione in un sistema nel quale ci sono tassazione e spesa pubblica, dare uno sguardo alla dinamica della spesa pubblica sarebbe utile prima di fare certe affermazioni. Il dramma è che il programma economico del M5S sarebbe perfino peggio di quello di chi ha governato finora.

Sempre Sorial afferma che occorre “rilanciare la domanda aggregata con gli investimenti pubblici, spostare risorse da settori sterili ai comparti più innovativi”. Questo è keynesismo condito di scie chimiche.

Last, but not least, Renato Brunetta di Forza Italia, che sta molto sul vago: “La nostra flax tax, coperta da tagli al debito e al deficit, farà aumentare la crescita. A questo aggiungeremo una “legge Biagi 4.0”, una nuova legge obiettivo per gli investimenti pubblici in grandi opere, periferie e messa in sicurezza del territorio, e un ritorno alla legge Brunetta sulla Pa”.

Ovviamente non dice come si arriva al taglio del deficit e del debito pur caricando la spesa pubblica di spese dentistiche per la terza età e aumentando a mille euro tutte le pensioni al di sotto di tale importo, come va ripetendo il presidente del suo partito.

Mancano i progetti leghisti e di tutti gli altri partiti e partitini, ma non aumenterebbero il livello dell’offerta. “Ora c’è il sole, ma se pensa di farci tagliare il debito con la flessibilità del lavoro e le privatizzazioni ha sbagliato secolo

Mancano i progetti leghisti e di tutti gli altri partiti e partitini, ma non aumenterebbero il livello dell’offerta.

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