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Noi osservatori lombardi, cronaca di una giornata in catalogna

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CATALOGNALOMBARDIAdi DARIO PEDERZANI

Come già annunciato, una delegazione ufficiale di pro Lombardia Indipendenza, in rappresentanza della Lombardia con l’accreditamento di EFA (la casa comune dei movimenti indipendentisti-sovranisti europei) e di ICEC (associazione europea per l’autodeterminazione dei popoli), si è recata in Catalogna il 9 novembre per seguire da vicino le operazioni di voto nello storico referendum sull’indipendenza catalana.

Nella serata di sabato, insieme alle delegazioni provenienti da tutta Europa (Süd-Tirol, Sardegna, Paesi Baschi, Galizia, Corsica, Bretagna, Scozia) siamo stati accolti dall’EFA e da Esquerra Republicana de Catalunya e nel suo saluto di benvenuto, Jordi Solé Ferrando, deputato catalano di ERC e sindaco di Caldes de Montbuy, ha dichiarato: “I cittadini catalani voteranno in quanto cittadini liberi e sono orgogliosi di essere da esempio per tutti i popoli europei che perseguono la libertà”.

L’indomani, insieme agli altri osservatori internazionali siamo stati accompagnati in numerosi seggi elettorali dove abbiamo potuto constatare la regolarità delle operazioni di voto e l’impressionante afflusso di cittadini ai seggi: code di decine, e in alcuni casi, centinaia di metri, erano composte ordinatamente da giovani, anziani, disabili in carrozzella, catalani da generazioni e catalani di adozione, tutti emozionati, tutti con un sorriso abbagliante e contagioso, tutti felici di scoprire che arrivavamo da ogni parte d’Europa per esprimere solidarietà proprio a loro, il popolo catalano in cerca della libertà.

Alla fine della giornata, ospiti della sede nazionale di ERC a Barcellona, abbiamo seguito l’afflusso dei primi risultati elettorali e successivamente ci siamo trasferiti al centro culturale El Born di Barcellona, luogo simbolo della storia e dell’identità catalana: al centro dell’enorme spazio museale abbiamo potuto ammirare le mura dell’ultimo bastione di resistenza che il popolo catalano oppose all’esercito spagnolo nel 1714, quando appunto la Catalunya perse la propria indipendenza.

In un luogo evocativo come questo, Muriel Casals (presidente di Òmnium Cultural) e Carme Forcadell (presidente dell’Assemblea Nacional Catalana) hanno commentato la vittoria del doppio Sì alla consulta; in particolare Carme Forcadell, parlando a braccio, conquistava tutti i Catalani accorsi per festeggiare e dichiarava con il suo immancabile carisma che “il voto di oggi rappresenta la rivolta democratica del popolo catalano: nonostante gli ostacoli e gli impedimenti messi in atto dallo Stato spagnolo, i cittadini catalani hanno esercitato la propria sovranità e hanno dimostrato di rifiutare la Spagna come proprio Stato. Il sentiero è tracciato e porterà all’indipendenza; il processo democratico intrapreso dalla Catalunya non potrà essere arrestato e sarà di esempio per tutti i popoli d’Europa che perseguono la propria indipendenza”.

Alla fine della giornata, avevano votato 2.305.290 cittadini (su 5.540.000 aventi diritto al voto, il 43%), 1.861.753 a favore dell’indipendenza (80,76%): un dato straordinario se si pensa che in molti comuni di montagna non erano stati allestiti i seggi, che in molti non avevano potuto votare perché in possesso della tessera elettorale scaduta e che le istituzioni e i partiti spagnoli avevano tentato fino all’ultimo di bloccare la consulta e di intimidire i cittadini (la procura generale dello Stato spagnolo aveva invitato la procura catalana a indagare su chi aveva autorizzato l’utilizzo delle scuole e di altri locali pubblici e a raccogliere i nominativi dei presidenti di seggio e dei volontari, dopo che il tribunale costituzionale spagnolo aveva sospeso la consulta; la destra spagnola aveva addirittura richiesto l’intervento della polizia per arrestare i presidenti di seggio!).

Un risultato straordinario se si pensa che il dato eguaglia i favorevoli allo statuto autonomo (1.900.000 nel 2006) e supera quello di chi votò a favore dell’indipendenza nelle consulte municipali (811.147), a favore dell’ingresso nella Nato (1.200.000 nel 1986) o della costituzione europea (1.300.000 nel 2005); tra l’altro i voti a favore dell’indipendenza, sono superiori alla somma dei voti ottenuti dai partiti unionisti spagnoli alle elezioni regionali del 2012 (1.344.149).

Il Presidente della Generalitat Catalana Mas ha dichiarato: “vogliamo decidere il nostro futuro politico; è un diritto naturale di tutte le nazioni e gli stati democratici maturi lo rispettano”; tuttavia, le sue aperture (compresa la rinnovata richiesta di una consulta legale concordata con Madrid) sono state subito respinte al mittente dal primo ministro spagnolo Rajoy e dal ministro della giustizia spagnola che ha definito la consulta “un mezzo di propaganda politica delle forze indipendentiste, inutile e sprovvisto di legalità democratica”.
Junqueras, leader di ERC e anche lui presidente in un seggio elettorale, ha proposto alla classe politica catalana di abbandonare i tatticismi affinché il popolo eserciti la propria sovranità e ha richiesto la convocazione di nuove elezioni per raccogliere un nuovo mandato dal popolo catalano: costruire le basi della Repubblica Catalana, scrivere la nuova Costituzione e raggiungere la tanto agognata indipendenza.

Noi osservatori lombardi siamo stati testimoni di un giorno spartiacque nella Storia catalana; ora sta a noi cittadini lombardi scegliere se diventare protagonisti dello stesso cambiamento nella Storia Lombarda o assistere impassibili al declino della nostra società e della nostra terra.

*Pro Lombardia Indipendente

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