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Partito libertario spagnolo ed elezioni: chi va piano va lontano

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di JUAN PINA*

In Spagna, si usa la frase italiana “chi va piano va va lontano”, comunemente usata per riferirsi a processi che richiedono una certo tempo per consolidarsi. Non sorprenderà i libertari italiani che leggono questo articolo sapere che il Partito Libertario spagnolo va, naturalmente, piuttosto “piano”. Ma, proprio per questo, speriamo anche di andare lontano.

Le elezioni comunali e “autonomiche” (per i parlamenti di dodici delle nostre regioni), tenutesi domenica 26 maggio scorso, sono state uno scoglio difficile per il Partito Libertario, per diversi motivi. In primo luogo, perché solo un mese prima, il 28 aprile, si sono svolte le elezioni politiche generali. In secondo luogo, perché i crescenti e duri ostacoli della legislazione elettorale spagnola ci hanno permesso di competere solo in tre circoscrizioni elettorali (Alicante, Cantabria e Cuenca), a Madrid (area molto importante) siamo stati esclusi, perché non hanno considerato valide una parte delle firme dei cittadini presentate con la candidatura, in un clima di inasprimento dei controlli e dei criteri da parte dell’amministrazione elettorale. In terzo luogo, perché lo sforzo di competere alle elezioni del Parlamento europeo è stato impossibile da compiere in questa occasione. Per tutte queste ragioni, e nonostante il forte miglioramento dei voti ottenuti alle elezioni generali (quasi raddoppiati ad Alicante e con un aumento di circa il 50% in Cantabria), le elezioni del 26 maggio sono state una bella sfida.

Ciononostante, il Partito Libertario ha potuto partecipare alla competizione in due dei parlamenti regionali (Canarie e Madrid) e a dodici consigli comunali: quelli delle grandi città di Madrid, Barcellona, Valencia, Alicante e Malaga, San Sebastian, le città medie di Santander, Burgos, Cuenca e Alcantarilla (Murcia) e in due piccoli comuni, Illescas (Castilla-La Mancha) e Cee (Galizia). In quest’ultimo caso, abbiamo investito molte energie in prospettiva di un buon risultato, che avrebbe prodotto il nostro primo eletto. Purtroppo, diciannove voti lo hanno reso impossibile. Tuttavia, nonostante questa aspettativa sia stata frustrata, abbiamo ottenuto un grande risultato in quel comune, un risultato incoraggiante (nell’ambito della nostra extra-istituzionalità) in alcuni altri e un significativo progresso a Madrid. Nelle elezioni del Consiglio Comunale di Madrid abbiamo migliorato il nostro risultato del 2015 del 20% e nelle elezioni parlamentari di questa regione l’abbiamo migliorato del 25%. La nostra partecipazione alle elezioni del Parlamento delle Isole Canarie ha portato a un risultato dello 0,05 per cento, simile a quello che solitamente otteniamo, nonostante sia la prima volta.

I libertari spagnoli, come molti altri partiti dell’Alleanza internazionale dei partiti libertari, sanno che si tratta di una maratona e non di una corsa di 100 metri. Dalla nostra fondazione nel 2009, di cui celebreremo il decimo anniversario il 2 luglio prossimo, abbiamo attraversato ogni sorta di vicissitudini, ma, nell’ambito delle nostre dimensioni, abbiamo sempre progredito e, allo stesso tempo, consolidato il nostro prestigio come unica formazione politica che rappresenta realmente tutte le famiglie dell’individualismo politico, quella dei liberali classici evoluti fino agli anarcocapitalisti, senza dimenticare gli oggettivisti-minarchici e, naturalmente, i libertari in senso stretto.

La Spagna, come gran parte dell’Europa, deve affrontare le conseguenze dello spreco pubblico e della crisi del sistema. Il sistema socialdemocratico, con un consenso che attraversa tutte le forze politiche convenzionali, ha fallito e sta gradualmente diventando sempre più interventista e autoritario in tutti gli ambiti. Gli anti-sistemi alle due estremità della mappa politica convenzionale (destra e sinistra) non sono per nulla contro il sistema, perché favoriscono più Stato, più controllo sui cittadini e meno libertà morali, culturali ed economiche. Alcuni complottisti potrebbero pensare che l’ascesa dell’estrema sinistra e dell’estrema destra, appena mascherata, obbedisce a una strategia per rafforzare l’establishment socialdemocratico esistente. Non mi spingerò fino a questo punto, ma affermo che, come minimo, si tratta di sottoprodotti e di una conseguenza diretta della decomposizione etica del sistema.

Spetta ai libertari di tutta Europa sottolineare che la via da seguire non è quella di tornare ai vecchi autoritarismi, né al nazionalismo culturale o commerciale. Non possiamo tornare indietro, come vogliono i nuovi destrorsi, a prima del liberalismo classico, a prima della separazione dei poteri, a prima della mobilità sociale, a prima della separazione tra Chiesa e Stato, a prima dell’inserimento delle donne nella vita professionale. E non possiamo nemmeno tornare, come vogliono i populisti di sinistra, ad applicare quel socialismo reale che ha già fallito miseramente e che ci ha reso meno liberi, non di più. Dobbiamo essere la voce discordante che deve mettere in dubbio l’intero sistema. Dobbiamo ribadire che vediamo un solo partito nei nostri parlamenti, al massimo suddiviso tra una fazione morbida (i “socialdemocratici di tutti i partiti”, come direbbe oggi Hayek) e una fazione dura (gli autoritari dell’estrema sinistra e destra). La prima fazione occupa il centro della famosa mappa politica libertaria di David Nolan. La seconda occupa il vertice inferiore. Noi libertari dobbiamo sempre occupare il vertice superiore. Dobbiamo saper dialogare, parlare con tutti, trovare accordi con chiunque quando si rende possibile raggiungere un riultato positivo, ma allo stesso tempo essere fermi e categorici nelle nostre convinzioni di pretendere meno Stato e più libertà.

Il Libertarian Party americano è nato nel 1971 e la sua rappresentanza politica è ancora molto piccola, ma la sua influenza sociale è certamente notevole. Noi libertari spagnoli riteniamo necessario condividere con i nostri colleghi europei la necessità di continuare a lottare in questo ambito difficile e ostile, quello della politica convenzionale, se non altro per sottolinearne le incoerenze e le ingiustizie esistenti. E, lungo la strada, per attirare nuove persone nei nostri ranghi per la battaglia culturale e sociale. Ci vorrà tutto il tempo necessario, andremo lentamente per andare lontano, ma non tradiremo mai le idee di libertà.

*Segretario per le relazioni internazionali del Partito Libertario (P-LIB) di Spagna, ed ex presidente dello stesso.

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