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Prima il veneto, ricchi di promesse e avari di soluzioni

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primailvenetodi ENZO TRENTIN

Nel primo dopoguerra, aveva allora 18 anni, Piero Gobetti così descriveva la stessa gravissima situazione dei nostri giorni: «Gli schemi in cui si svolge la vita politica nostra (i partiti) non consentono agli uomini sufficiente vitalità. Gli uomini cercano, nella vita pratica, realtà ideali concrete che comprendano i loro bisogni e le loro esigenze. Oggi i partiti si sono limitati a formule vaste e imprecise, da cui nulla si può logicamente e chiaramente dedurre. […] Nella vita attuale dei partiti di concreto c’è solo un circolo pernicioso per cui gli uomini rovinano i partiti, e i partiti non aiutano il progresso degli uomini. […] Le idee, insomma, in cui le forze si inquadrano, i partiti, sono rimasti addietro di un secolo. E gli uomini ci stanno a disagio. La storia va innanzi: gli uomini con essa. Gli schemi non possono restare gli stessi. Se non si liquidano, se rimangono, vanno soggetti nella pratica realtà alla deformazione che su di essi operano i singoli, favoriscono la disorganizzazione, la confusione, essi che per organizzare e sistemare erano sorti».

Insomma niente di nuovo, così come la nostra continua critica ai partiti quali unici protagonisti della vita pubblica. E a dimostrazione di quanto siano lastricate di buone intenzioni le strade dell’inferno, affronteremo oggi la disamina dell’ennesimo partito sedicente  indipendentista: «PRIMA IL VENETO» [VEDI QUI].

Nel suo sito esso di premura di documentare come abbia aperto sedi in alcune parti del territorio. Quali sono i suoi esponenti più in vista: 2/3 ex parlamentari della LN. 2 Consiglieri regionali. 2 Assessori comunali. Qualche Consigliere comunale sparso qua e la’, ed un paio di “rappresentanti” in Enti subordinati, ovvero ciò che si ottiene attraverso lo spoils system [traduzione letterale dall’inglese: sistema del bottino] all’italiana che è la pratica politica con la quale sono soddisfatte le ambizioni dei politici cosiddetti “trombati”.

«PRIMA IL VENETO» si premura subito di precisare testualmente: “intendiamo perseguire, con ogni mezzo democratico, l’indipendenza del Veneto, unica alternativa a questa crisi e unica soluzione che possa evitarci di giungere ad una situazione economico-sociale peggiore di quella che sta vivendo la Grecia”. E indica almeno 10 punti su cui incentrerà la propria azione politica. S’intende che sono punti condivisibili. È certa la loro buona fede nel perseguire le finalità per la soluzione dei problemi. Non solo quelli enunciati, ovviamente. Tuttavia siamo alle solite  promesse che implicitamente sostengono: “vota per me, poi ci penserò io”. Nulla che riguardi direttamente quel sistema democratico al quale vogliono rifarsi, e che prevede l’azione diretta del cittadino-contribuente.

Un esempio? Il punto 10 – Basta con la BUOCRAZIA oppressiva. [VEDI QUI] dov’è scritto: “Una riforma della burocrazia è diventata ormai non più posticipabile. La burocrazia eccessiva è un costo, e l’Italia sembra l’unica a non rendersene conto. La farraginosa lentezza per il disbrigo delle pratiche impedisce una più efficiente e dinamica economia, rende le aziende meno competitive su campo internazionale tanto quanto una fiscalità maggiore. Il Veneto ha necessità di un apparato più snello e funzionale anche in relazione alla dimensione delle sue imprese. Regolamentare va bene, paralizzare no. La via per il rilancio economico passa anche dalla creazione di percorsi amministrativi semplici e lineari; e dalla possibilità di seguire il percorso degli atti in tempo reale anche tramite web, evitando così che l’interessato si smarrisca in un dedalo di uffici di cui non vede la fine. Non c’è nulla da inventare, prendiamo come esempio paesi a noi vicini come l’Austria o la Germania, dove le autorizzazioni che mediamente in Italia richiedono anni li vengono evase in una settimana. Un cittadino veneto deve essere messo nelle stesse condizioni di un cittadino tedesco, austriaco o francese, per essere competitivo nello stesso modo se non forse anche di più.”

prima il venetoÈ un enunciato di buone intenzioni, ma privo di qualsiasi soluzione. Non è indicato attraverso quali abrogazioni, modifiche o nuove leggi regionali (perché alla Regione Veneto si candideranno) risolveranno il problema della burocrazia. Come si fa, infatti, a “non inventare” e a prendere esempio da altri paesi con la legislazione vigente? Nel sito del partito sedicente indipendentista «PRIMA IL VENETO» non viene detto.

Eppure stando al dossier del Centro studi degli artigiani di Mestre (Cgia), ad esempio, “bisogna aspettare 124 per giorni ottenere l’allacciamento alla rete elettrica: in Europa la media è di 102” o “per completare le procedure di esportazione sono necessari 19 giorni: in Ue nessuno impiega più tempo”. Per non dire delle dispute commerciali citate da Alberto Alesina e Francesco Giavazzi sul “Corriere della Sera”: per arrivare a una risoluzione bastano 394 giorni in Germania, 395 in Francia, 510 in Spagna, 514 nei Paesi Bassi e 1.185 da noi: il doppio della media europea, che sta a 622. Nel rapporto Cgia poi si metteva a confronto, su dati Istat, la differenza a distanza di un decennio delle attese superiori ai dieci minuti sopportate dai cittadini davanti a tre sportelli. Pare impossibile, ma a dispetto dei computer delle promesse di efficienza, delle campagne contro i lavativi, nel 2012 le file all’anagrafe erano più lunghe del 17% rispetto al 2002. Quelle all’Asl del l2%. Quelle alla posta per spedire una raccomandata addirittura del 39%, con una punta del 62,7% in Veneto. E parliamo delle pratiche più semplici.

I tempi di certe procedure sono biblici, ricorda ancora la Cgia di Mestre: per un permesso edilizio ci vogliono in Italia, mediamente, 234 giorni contro i 184 della Francia, i 143 della media Ocse, i 99 del Regno Unito, i 97 della Germania. Un pedaggio che può salire – secondo il dossier 2013 “La selva oscura” di Confartigianato – a 252 giorni a Napoli e a Cagliari, 309 a Catanzaro, 316 a Palermo… Ma questo in condizioni “normali”. Quando poi c’è di mezzo un’emergenza, e la necessità di combinare regole certe e rapidità di decisione, può andare ancora peggio. Come nel caso dell’Aquila. Dove, a dispetto dei 238 giorni teorici, l’ingegner Gianfranco Ruggeri racconta: «Io, per la mia casa, nonostante il mio mestiere, nonostante possa capire meglio certi iter procedurali, nonostante abbia seguito quotidianamente la pratica non ce l’ho fatta in meno di 308 giorni. Dall’8 agosto 2012 al 12 giugno 2013.»

Ovvio. Spostare ogni singolo mattone o piantare ogni singolo chiodo potrebbe violare qualche legge. Nei primi quattro anni dopo il terremoto del 6 aprile 2009, L’Aquila è stata sommersa da 5 leggi speciali, 21 direttive del commissario vicario, 25 atti delle strutture di gestione dell’emergenza, 51 atti della struttura tecnica di missione, 62 dispositivi della Protezione civile, 73 ordinanze della presidenza del Consiglio dei ministri, 152 decreti del commissario delegato, 720 ordinanze del Comune. Un diluvio di 1.109 regole così complicate che è praticamente impossibile fare qualunque cosa senza violare qua e là almeno qualche comma. Come il partito sedicente indipendentista «PRIMA IL VENETO» possa por freno a tale diluvio, non ci viene assolutamente detto. Quali leggi (regionali) modificheranno, abrogheranno o faranno ex novo? Non ce lo comunicano. Si tratta di una promessa elettorale, niente di più.

L’agenzia stampa Ansa informa:  «Venga a prendere un rimborso per la mensa scolastica di suo figlio» è quanto ha comunicato il Comune di Albisola Superiore (SV) ad una famiglia. La madre va e le vogliono rimborsare 2 centesimi di euro… firmata la rinuncia, l’assessore all’Istruzione dice: «l’amministrazione trasparente ha il diritto e il dovere di tutelare il cittadino ad essere informato di qualsiasi credito, a prescindere dall’importo. Non ci saremmo mai voluti trovare nella situazione inversa: sentirci contestare, peraltro legittimamente, di aver trattenuto una qualsiasi cifra appartenente ad un privato cittadino.» È certamente politically correct, in riga e in tono, ma è comunque figlia della burocrazia che fa perdere tempo al cittadino. Per situazioni come questa il partito sedicente indipendentista «PRIMA IL VENETO» avrebbe per esempio potuto scrivere: «quando si va a fare la spesa in alcuni supermercati, l’arrotondamento degli importi a vantaggio degli acquirenti, è all’ordine del giorno, perché costa di più la gestione dei centesimi che non regalarli come sconto sulla spesa complessiva. Metodo, però, che sembra sconosciuto alla burocrazia e ai burocrati che – come nel nostro caso – non si rendono conto neanche di ciò che dicono, poiché per loro ciò che conta è dire e precisare come funziona la burocrazia, non porre attenzione se quest’ultima sia funzionale alla realtà e – magari – far sì che lo divenga con una specifica delibera di semplificazione.» Ma «PRIMA IL VENETO» non lo ha fatto! 

Honoré de Balzac scrisse “Gli impiegati” nel 1837, riferendosi alla burocrazia francese: «Rimanevano o arrivavano solo pigri, incapaci o imbecilli. Così, lentamente si radicò la mediocrità nell’amministrazione […]. Interamente composta di spiriti meschini, la Burocrazia ostacolava la prosperità del Paese […]. Ormai padrona del campo, controllava tutti e teneva al guinzaglio gli stessi ministri. E soffocava quegli uomini di talento tanto arditi da voler camminare senza di lei…» Sembrano scritte per noi cittadini all’aurora del XXI secolo. Come il partito sedicente indipendentista «PRIMA IL VENETO» possa por freno a questa umanità, non ci viene assolutamente detto. Si tratta dell’ennesima promessa elettorale.

Insomma, ci troviamo di fronte a persone sicuramente in buona fede. Non possiamo dire quanto siano sinceramente convinte che il sistema dei partiti possa per loro rappresentare una soluzione. Tuttavia hanno fondato l’ennesimo nuovo partito. Ostrega! Constatiamo come la loro cultura politica non riesca ad esprimersi senza ricorrere al vecchio armamentario del partito politico: promesse, promesse ed ancora promesse. Si tratta di una versione non innovativa dello “Zio Tom”. Invece scegliere la libertà, o meglio ancora: di prefigurare una libertà istituzionale, scelgono di candidarsi nelle istituzioni dell’attuale “Stato padrone”, chiedono il voto dei cittadini per poterne far parte! Come lo “Zio Tom” si lasciano mettere le catene senza ribellarsi. Oggi parlano d’indipendenza alla stessa maniera con cui ieri parlavano di federalismo: senza saperne molto!

Non sono persone particolarmente malvagie. Sia ben chiaro! Non sanno o non vogliono capire che la democrazia non si fonda sulla fiducia e la fedeltà, proprie di società feudali e mafiose, ma su strumenti di controllo popolari, rigorosi, assidui, e tanto più salda sarà la democrazia quanto più questi strumenti saranno efficaci se tempestivamente attivabili.

Hanno già fatto intendere che quasi sicuramente appoggeranno il candidato della Lega Nord a Presidente alla Regione Veneto. Si accontenteranno d’avere per leader un altro “Zio Tom” che non farà il ribelle, né capeggerà rivoluzioni indipendentiste, né per il 2015 (anno di elezioni) indirà il referendum per l’indipendenza di cui alla Legge regionale 16/2014, e che laddove non ottenessero nessun seggio regionale di rappresentanza, li premierà attraverso il sistema dello spoils system, infilando qualcuno dei loro leader (perché gli altri sono solo dei gregari “portatori d’acqua”) in questo o quel Consiglio d’amministrazione di aziende collegate all’Ente Regione. E ça va sans dire, non saranno gli unici a comportarsi così, perché la loro cultura politica si riduce ad un concetto dell’amministrazione pubblica che si può solo definire proprietario: cambia il padrone, cambia tutta la servitù.

Insomma, più o meno quello che faceva il sistema imperialisco fascista con gli Ascari, ai quali chiedeva di rischiare la pelle per una pensione di vecchiaia italiana; ma con la grande differenza che costoro non giocano con il loro c… ma con quello dei veneti.

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1 COMMENT

  1. Egregio sig. Trentin io leggo sempre con interesse i suoi interventi ma devo dire che questa volta Lei ha “toppato”
    Come si può essere cosi tranchant con un movimento che Lei dimostra di non conoscere.
    Ha mai contattato qualcuno degli iscritti? Ha avuto occasione di partecipare a qualche riunione?
    Evidentemente NO. E’ informato che si tratta di puro volontariato?
    Non c’è nessuna promessa elettorale ma solo la speranza di poter cambiare e risolvere tutte quelle cose da Lei menzionate. Sul come fare basterebbe solo copiare da chi gia attua politiche virtuose come ad esempio la Svizzera. Comunque La ringrazio per l’articolo perchè è uno stimolo a migliorare la politica sul territorio Veneto e la comunicazione. WSM

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