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Spallanzani, lo studio che demolisce l’imposizione del “Green Pass”

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di ANNA MIRABILE

Che il Green pass fosse uno strumento vessatorio di nessuna utilità scientifica era noto a tutti, ma che ad avvalorarlo ci pensasse proprio uno studio dell’Istituto Spallanzani di Roma, in una ricerca finanziata dallo stesso Ministero della Salute, è clamoroso. L’ennesimo autogol di un Ministro senza speranza.

Lo studio allo Spallanzani

Biologi, immunologi e virologi dell’Istituto romano per le Malattie infettive, di cui risulta coautore il Dottor Giuseppe Ippolito, Direttore Scientifico della rinomata struttura e dal primo di settembre nuovo Direttore Generale della Ricerca e dell’innovazione in Sanità del Ministero della Salute, hanno completato l’analisi di dati che stigmatizzano l’inutilità e il danno del passaporto sanitario.

La ricerca dimostra che la carica virale nelle narici dei vaccinati è molto alta perché, spesso, malgrado le due dosi, non sono immunizzati (lo disse financo Fauci, oltre due mesi fa, ndr). Essi sono dunque parte attiva della catena infettiva. Pertanto il Green Pass premia chi si è prestato alla sperimentazione, ma non garantisce zone covid free. Il siero non conferisce immunità sterilizzante, fatto che desta più di una preoccupazione. Ragione per cui le raccomandazioni sul distanziamento, le mascherine e l’igiene non possono venire meno.

Nessuna garanzia di immunità

Lo studio realizzato in una ricerca su soggetti vaccinati e su 94 infezioni registrate nel Lazio nel primo trimestre 2021, di cui il 47,9 sintomatiche e il 52, 1 asintomatiche, dimostra che il lasciapassare fa circolare individui infetti. L’accanimento sul Green pass non ci protegge, anzi ci espone agli effetti avversi di un siero, scelto, in alcuni casi, sotto ricatto, incapace di proteggere noi stessi e gli altri. Una ricerca boomerang che la dice lunga sull’opacità e i segreti del Dicastero della Salute che dovrebbe essere una casa di vetro in grado di tutelare attraverso la trasparenza la salute pubblica.

Tutte le nazioni indietreggiano, bocciando di fatto un’iniziativa anticostituzionale che non preserva l’ incolumità di nessuno, ma il governo italiano invece tira dritto. Se i vaccinati possono infettarsi e infettare a cosa serve allora una terapia poco sicura? Ci chiediamo inoltre come mai i vaccini tradizionali, proteici, come Silopharm o Novavax, non arrivino sul mercato europeo.

L’etica dei medici

perché si voglia inoculare il vaccino ai guariti dal coronavirus, gli unici dotati di un’immunità naturale di lunghissima, forse eterna, durata. Tanti gli interrogativi senza risposta. E una valanga di crudeltà da parte dei medici vaccinatori nel non voler esentare i soggetti a rischio dall’iniezione. Dov’ è finita l’etica dei medici? Sono anch’essi sotto ricatto? Una operazione voluta in nome di un Grande Reset come insinuano in molti?

Intanto la tv, complice di un imperdonabile silenzio, comincia a scricchiolare sotto i colpi di scure d’ inaspettate dichiarazioni che la fanno tremare. Come quella dell’ex Ministro Roberto Castelli su La7 nel programma ‘Tagadà’. Sua moglie, che ha avuto il Covid, è in perfetta salute, mentre lui , vaccinato da due mesi, ha febbre alta e il valore del D-dimero alle stelle. Dato che lo costringe a entrare e uscire dall’ospedale in quanto, oggi, soggetto a rischio, esposto ai trombi.

Su Raitre le cose non vanno meglio. Alberto Contri, docente di Comunicazione sociale e per anni Presidente della Fondazione Pubblicità Progresso, ad ‘’Agorà’’ sconvolge una balbettante Luisella Costamagna, scoperchiando un anno e mezzo di balle vergognose sul Covid, i sieri e il green pass, ormai divenuto black e viscoso come la pece.

ARTICOLO TRATTO DA QUI

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2 COMMENTS

  1. Ammettiamo che sia vera la cifra dei tre casi su mille. Significherebbe comunque che se tutti gli italiani si vaccinassero avremmo centottantamila casi, un dato notevolmente superiore ai presunti decessi “per covid” che ci hanno propinato. Il tre per mille è la stessa cifra della letalità mondiale di questa polmonite “atipica” per stessa ammissione dei catastrofisti. Nella peggiore delle ipotesi saremmo uno a uno. Quindi perché minimizzare i casi avversi adesso quando prima si allarmava la popolazione con le stesse percentuali?

  2. Buongiorno Prof. Mirabile,
    Si è dimenticata di dire che: i pazienti vaccinati reinfettati sia pari a circa lo 0,3% (che per comodità le specifico che si tratta di 3 casi su mille). Di questi lo studio dice: ” …possono portare elevate cariche virali nel tratto respiratorio superiore, anche se infettati molto tempo dopo la seconda dose; cioè quando avrebbe dovuto essere sviluppata l’immunità correlata al vaccino”. QUINDI UNA PARTE DELLO 0,3%.

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