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I terremoti non distruggono gli indipendentismi padano-veneti

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di ALESSANDRO MORANDINI

PadaniaSi spendono molte parole, nel mondo indipendentista padano-veneto. In misura non inferiore, ed è tutto dire, allo schieramento italiano. Chi può notarlo lo nota: sali a nord ed il silenzio cresce, scendi al sud ed il vociare occupa l’intera gamma dei rumori udibili. In Danimarca ci si saluta con un cenno, in Sicilia si indugia mezz’ora su pettegolezzi, auguri, complimenti ed inutili informazioni.

Non si tratta, chiaro, di tacere. Bisogna dire, spiegare, dibattere prima di fare: non siamo automi, non siamo burattini. E siamo qui, su questo sito, per precisare, puntualizzare, argomentare e comprendere; informare, approfondire, sviscerare, scoprire, chiarire. Ci si poteva anche accontentare della propaganda, per questo, per quest’altro. Non lo abbiamo fatto, abbiamo conservato la nostra libertà.

Ma succede che tutta questa nostra interminabile discussione ci abbia condotti proprio dove non avremmo voluto trovarci. Perché non accontentandoci di ridurre il nostro lavoro a quello di urp di questo o di quel partito, possiamo permetterci quel poco di attenzione che ad altri non si addice. Guardiamo all’istituzione degli indipendentismi padano-veneti ed avvertiamo, sensibili sismografi, terremoti che in poche parole riassumo.

Ore ed ore di televisione ci hanno abituati ad attribuire meriti e colpe agli attori che salgono in scena. Così Matteo Salvini diventa il salvatore della Lega Nord, autore del recupero di voti persi. La classe dei produttori è sgusciata dallo stato italiano e c’è gente che gioisce per un otto per cento conquistato non solo ma anche in nome dell’Italia, che vogliono far diventare la nuova patria comune e addio indipendenza, addio ai buoni principi. Se si azzarderanno a farlo pagheranno il prezzo della metamorfosi e di Lega resteranno gli stracci. Con il lavoro del buon mondo indipendentista la Lega potrebbe pigliare, ambasciatrice in Italia, terra straniera, molto e molto di più.

E se non c’è più Lega, di noi, pulviscolo indipendentista, che resta? C’è chi inventa due nuovi partiti al giorno, chi fantastica di movimenti di popolo, rivoluzioni, insurrezioni, epifanie. Poi superi la porta delle quattro mura che per ora ti hanno lasciato e ti accorgi che tutto scorre: i produttori tirano la cinghia quando non s’ammazzano, i loro guadagni masticati dal lavorio di voraci mandibole e quelli lavorano ancora di più, come somari. Pochi eroi in Veneto e gente che per poter continuare a sperare sogna i sogni degli altri. Ti accorgi che lo spettacolo della protesta, della lotta, della guerra contro lo stato, canaglia delle canaglie, è tutto bello e confezionato dentro uno schermo piatto. Fuori tutto scorre con il solito ritmo mentre noi, pulviscolo indipendentista, stiamo qui ad esibire ossessivamente citazioni colte.

Sono tra quelli che pensano che la Lega non è un partito votato al suicidio e che, quindi, in Veneto imboccherà la strada giusta. Ma poi non ci scommetterei più di qualche decina di euro.

Andiamo! Dobbiamo davvero pensare che tutto questo vivo desiderio di indipendenza lo scioglie il politico di turno in poche, sciagurate mosse sbagliate?

Se l’Italia, lo straniero invasore, dovesse concludere gloriosamente la sua caccia lasciando brandelli di una Lega deforme, resteranno qualche migliaio di persone umiliate, vessate, schiacciate, pubblicamente derise, emarginate, più unite nella disgrazia. Qualche migliaio di persone in mezzo ad un’accozzaglia di italiani. Qualche migliaio di persone e milioni di uomini e donne delusi ma non per ciò privati della loro speranza, della loro cultura.

 

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2 COMMENTS

  1. sono d’accordo, quel che accadrà alla Lega non cambia l’obiettivo finale che è e resta l’indipendenza di tutta la Padania, la sua costituzione in repubblica federale e il suo riconoscimento internazionale, perchè finchè ci sarà i-taglia, daremo battaglia!

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