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Fondatori: Gilberto Oneto, Leonardo Facco, Gianluca Marchi

L’indipendenza ha una sua voce: sala gremita a milano

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di REDAZIONE

L’autonomia non è più muta, una sua voce chiara, forte e libera ce l’ha, si chiama l’Indipendenza, il quotidiano online che è stato ospite gradito del convegno organizzato dalla Libera Compagnia padana ieri, a Milano, presso l’Hotel Cavalieri.

La sala Carmagnola, nononostante l’aggiunta di altre sedie, s’è riempita e diverse persone del pubblico sono rimaste in piedi ad ascoltare il dibattito su informazione e autodeterminazione. Almeno 300 le persone in sala.

Dopo l’introduzione di Gilberto Oneto, padrone di casa e storico indipendentista piemontese, hanno parlato Gianluca Marchi, il direttore de l’Indipendenza, che ha espresso la sua soddisfazione per la buona partenza del quotidiano, che viaggia mediamente con oltre 3.000 contatti unici giornalieri e 13.000 pagine lette in media: “Molto c’è da fare – ha chiarito Marchi – il lavoro è lungo ed abbiamo bisogno di sostegno, anche economico, oltreché di un supporto in redazione, che ci auguriamo possa arrivare al momento opportuno”.

Giannino, interrotto più volte da applausi scroscianti è stato tranchant, come suo costume, ricordando “che così come è l’Italia non può continuare.

Tante promesse sono state fatte, ma nessun taglio serio alla spesa pubblica è stato messo in campo, tantomeno dal governo di centrodestra che ha preceduto Berlusconi. Nulla da fare, qui ci sono due Italie”.

Pungente, chiaro e con tanti riferimenti storici è stato il discorso di Romano Bracalini, che ripassando la storia di una “unità che ha fallito, basterebbe citare quel che scriveva Turati per convincersene”, ha ricordato di quella volta che ha intervistato il burocrate Mario Monti in Europa: “Mi pareva di intervistare una persona con una temperatura corporea sotto i 36 gradi”.

Più politico, e squisitamente venetista, il punto di vista di Giuliano Zulin (nella foto in primo piano), capo-redattore di Libero, che ha invocato la realizzazione di un referendum per l’indipendenza del Veneto come soluzione auspicabile: “Il Veneto potrebbe avere stipendi superiori del 50% di quelli che ha oggi se fosse uno Stato indipendente”.

Nonostante il forfait ingiustificato di Massimo Fini, il pubblico ha animato il convegno con domande sempre puntuali, con richieste di chiarimento e con qualche auspicio: “Non dimenticatevi di chi è già indipendente – ha esortato l’editore de “il Cerchio”, casa editrice sanmarinese da sempre impegnata nel mondo dell’autonomismo – Oggi, anche l’Europa è un problema, la sua idea centralista non può che essere guardata con sospetto, molto sospetto”.

Alle domande, puntuali sono giunte le risposte dei relatori, convinti che il momento che si sta vivendo non solo è storico, ma che rappresenta un’occasione unica per riprendersi ciò che 150 anni fa è stato tolto ai popoli padani: la libertà.

 

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