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Cari imprenditori non suicidatevi: “fate nero” anziché “vedere nero”

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suicididi LEONARDO FACCO

Ho perso il macabro conto degli imprenditori e degli operai che si sono tolti la vita per via dei problemi economici causati dalla crisi e dallo Stato italiano. Più facile, viceversa, il conteggio dei politici e dei burocrati che, per lo stesso motivo, si son suicidati: è pari a zero!

Ieri mattina, soprattutto i giornali locali, riportavano la notizia del suicidio dell’imprenditrice veneta, che gestiva col fratello una ditta di autotrasporti: s’è impiccata nel suo granaio.  Nei titoli i quotidiani riportavano quel che ha lasciato scritto su un foglietto la signora e, in risalto e virgolettato, han rilanciato queste sue parole: “Vedo nero”.  Perché, riporta il Gazzettino, “pesante, pesantissimo era il pensiero della crisi economica nella sua mente”.

Ora, sembrerà paradossale dirlo, ma vorrei partire da quel “Vedo nero” per esortare gli imprenditori ad evadere le tasse piuttosto che suicidarsi! Anziché “Vedo nero”, vorrei tanto dicessero “Faccio nero”, perché devono sapere che vivere dell’onesto frutto del proprio lavoro non è un reato. Non c’è da vergognarsi a non pagare le tasse per vivere; è lo Stato che deve vergognarsi dell’uso che fa delle risorse che ci estorce! 

Guglielmo Piombini ha scritto: “Dal 1948 al 1968 circa, quando le tasse erano poche, l’evasione alta e i controlli fiscali quasi inesistenti, gli italiani hanno conosciuto il miracolo economico, sono passati dalla miseria nera al benessere, e si sono quasi tutti comprati la casa. Nell’era più comunista della storia d’Italia, cioè negli ultimi 10 anni, gli italiani stanno perdendo tutto quello che hanno accumulato, e lo Stato si sta mangiando le loro case. Ovviamente lo Stato non è un’entità astratta, ma sono le persone in carne e ossa che ne fanno parte, cioè essenzialmente la casta dei politici e dei funzionari statali, che fanno vita da nababbi con le tasse estorte al popolo e a chi lavora. Si ripete la storia del socialismo reale”. Vero! Se noi siamo tutto sommato benestanti è grazie alla generazione dei nostri padri, che ha potuto lavorare, guadagnare e risparmiare.

Gran parte delle volte che leggiamo di imprenditori (o operai) che mettono fine alla loro vita, chi punta la pistola alle loro tempie è il Leviatano. Nonostante le promesse da Giuda di questi anni, i governi hanno solo stretto la corda al collo delle categorie produttive (i parassiti non sanno nemmeno di cosa stiamo parlando). Anziché rendere l’evasione fiscale non conveniente, l’hanno resa una necessità, una legittima forma di difesa. Come diceva anche Luigi Einaudi, in anni in cui il peso del Fisco era bassissimo, “la frode fiscale non potrà essere davvero considerata alla stregua degli altri reati finché le leggi tributarie rimarranno vessatorie e pesantissime e finché le sottili arti della frode rimarranno l’unica arma di difesa del contribuente contro le esorbitanze del fisco”. Nella Caienna tributaria d’oggigiorno le sue parole suonano profetiche.

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