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Il centro studi meridionali: no alla secessione del sud dall’italia

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suddi REDAZIONE

In tempi d’europeismo senza più europeisti convinti e di federalismi senza più amanti delle culture locali autentiche e non mistificate, si continua con la richiesta, addirittura, di separare il Sud dal Nord Italia, tralasciando il Centro che viene visto più simile al Sud. Lo scrivente ha, tra l’altro, insegnato Geografia anche Economica e conosce le differenze economiche e sociali interne ad ogni singolo Stato non piccolissimo. Stare ad alimentare del separatismo interno allo Stato non è cosa bella e giusta.

L’Homo sapiens ha un areale almeno planetario e non è legato necessariamente al territorialismo biologico di molti altri animali, non solo placentati, ma anche di uccelli come le galline ed in particolare i galli, che cantano ogni mattina all’alba per stabilire il proprio territorialismo. L’Uomo del secolo dei lumi, il 1700, ha stabilito che il sangue reale non è differente da quello popolare e ha dato impulso ai principi umanitari dell’egualitarismo. Il secolo successivo ha fatto emergere il pensiero di chiunque sia stato capace di pensare il nuovo e non rimasticare il vecchio con ridondanza accademica. Si sono pertanto affermati principi universali di meritocrazia, non dipendente dal censo né da appartenenza a famiglie potenti, oggi si direbbe legate a quel o quell’altro potere partitico. Stiamo, noi italiani, facendo uno sforzo enorme di sprovincializzarci, ma c’è ancora chi parla e grida di tornare indietro a quando si stava meglio pur sottacendo che si stava peggio.

Dal verbale di costituzione del Centro Studi Meridionale, in via Sorgente di Piedimonte Matese (CE), presso la sede dell’ASMV (Associazione Storica Medio Volturno), è possibile leggere che il Segretario fu il sottoscritto, mentre il Vicepresidente fu nominato Sebastiano Cunti, allora Dirigente Scolastico dell’antico ITAS locale, e il Presidente fu l’illustre cittadino di Piedimonte Matese, Dante B. Marrocco, autore di libri di Storia locale e del Sud Italia tra cui anche dei reali Borboni, ai quali, lo storico meridionalista, era molto, a mio parere eccessivo, devoto. In tempi di piccolo mondo moderno, parlare di secessione dell’Italia del Sud è un pò come parlare di piccolo mondo antico sfuocato. Dalle colonne di questo mass media con testa nel Sud Italia si dà spazio a quella corrente di scrittori e giornalisti che inneggiano al libro scritto da Pino Aprile a favore del Sud e contro il Nord nonché a giornalisti, “diffamatori”.

Uno di questi scrive che “In effetti, ogni volta che vien fuori un dirigente meridionale valido, si provvede immediatamente a bloccarlo un modo o nell’altro, così da lasciar sopravvivere solo i dirigenti disposti a fare i disciplinati manutengoli di quegli ambienti. E ancora: “E poter quindi affermare sfrontatamente che i problemi del Sud provengono dal fatto che ‘la classe dirigente meridionale è incapace’…Secessione. “Si tratta di una situazione che non potrà essere risolta che ‘a monte’, cioè con il distacco urgente del Sud da questo stato criminale cosiddetto italiano che appunto lo depreda e distrugge da 153 anni. “Occorre fra l’altro attivare adeguatamente certe convenzioni internazionali sottoscritte anche dall’Italia, che tuttavia si guarda bene dall’applicarle. “Ed è appunto in considerazione di ciò che abbiamo creato il Partito Secessionista dell’Italia Meridionale (PSIM) che ovviamente si è rifiutato di partecipare a questa inutile elezione. “Tanto più che parteciparvi sarebbe stato riconoscere questo stato che invece non riconosciamo giacché è inconfutabilmente criminale, come stiamo provvedendo a documentare presso tutte le istanze internazionali competenti e i governi di numerose nazioni non solo europee. “Abbiamo anche esortato i cittadini ad astenersi dal voto, per esprimere anch’essi la loro più che fondata sfiducia in questo stato. “Concetti che abbiamo tenuto ad esprimere con chiarezza anche attraverso il nostro inno “Secessione”, che sta suscitando generali, entusiastici consensi nei più diversi ambienti”. Ma è proprio vero che la cultura tribale, ancora largamente presente il Libia ed in altre realtà africane e del medio oriente, è presente anche nel nostro Sud Italia? Non è vero che i Meridionali non sono in alti gradi di responsabilità, mentre lo sono i Settentrionali. Basta citare che la BCE, la Banca d’Italia e la Presidenza della Repubblica sono rappresentate da tre uomini del Sud Italia. Vediamo quanti sono i prefetti, i questori, i giudici, i generali, i colonnelli, i dirigenti scolastici, ecc., che sono nati nel Sud Italia. Certamente sono molto di più, ma questo non significa affatto che sono più o meno intelligenti.

Il problema è spiegato bene da varie analisi sociologiche e geografiche. In tutti i Paesi ad economia avanzata ma anche ad economia attardata (dove però sono, in misura maggiore, ancora esistenti i nobili e non la meritocrazia democratica) i quadri e gli impiegati dell’Amministrazione statale derivano da aree ad economia più attardata come il Sud Italia rispetto al Nord. In Italia l’avversione verso i meridionali deriva e nasce nei ceti più provinciali del settentrione ed anche, purtroppo, tra i docenti che si vedevano scavalcati in graduatoria di assegnazione di cattedre ambite. Ma questo avviene dappertutto come anche negli Stati Uniti, che ha un esercito super tecnologizzato con moltissimi di colore e di ceti più popolari e poveri. Il sistema privatistico al Settentrione d’Italia è molto più avanti dei servizi statali che sono lumache per velocità e qualità dei medesime ed una certa insofferenza verso lo Stato “meridionalizzato” deriva dal fatto che le strutture sanitarie, scolastiche, ecc. private svolgono servizi di più elevata qualità ed in modo più rapido delle strutture statali. Questo non avviene al Sud Italia e si continua a vedere uno Stato padrone che deve restare con il suo primato d’inefficienze e dove meglio si evidenziano quello che sta scritto nel libro di G. Tremonti: “Lo Stato Criminogeno”, cioè che troppo Stato non è funzionale al cittadino, ma spesso ai suoi dipendenti. Infine è tempo di rafforzare le unità sovranazionali per risolvere i problemi del villaggio globale e non ritornare agli steccati medievali del territorialismo e del nazionalismo, che rappresentano tappe meno evolute della cultura dell’Homo sapiens che popola il pianeta Terra di ben 7 miliardi di individui e di persone. Del Centro di Cultura Meridionale, resto io tra i soci fondatori, gli altri due sono morti.

di Giuseppe Pace – TRATTO DA QUI

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4 COMMENTS

  1. Lei non puö giustificare l’atteggiamento parassitario statalista tipico dei meridionali, facendo intendere che sono intelligenti piü degli altri. Anzi, hanno anche il cromosoma medio orientale, guardali sembrano messicani.

    • Quindi Abate ( campano ) sembra messicano, Salvini ( milanese ) sembra uno svedese, vero? Ahahaha ma l’avete capito che non siete nordici? Sud Italia o Nord Italia, sempre Sud Europa è.
      Flero, Salvini, Berlusconi, tutti del ” nord ” ma che potrebbero passare per marocchini o arabi.

  2. Ho sempre sostenuto che i cosiddetti “indipendentisti” o identitaristi meridionali sono in realtà ferventi italianisti. E hanno sempre avuto un rapporto più che ambiguo con gli ultraitalianisti dell’estrema destra. Lo stesso vale per i papalini romani.

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