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Lombardia, per il referendum sull’autonomia nasce un comitato

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Lo scorso 17 febbraio, il Consiglio della Lombardia ha approvato, a larghissima maggioranza, la Deliberazione 638, che indice il referendum sull’autonomia differenziata per la nostra Regione. Fin da quei giorni, ho scelto di prendere molto sul serio l’atto votato dal parlamento lombardo. L’ho fatto perchè è proprio il percorso in questione ad essere molto serio. Serio e, dunque, meritevole della massima attenzione, innanzitutto da parte di chi si occupa di politica e, ancor più, da parte di chi, come me, sostiene da sempre le ragioni dell’autogoverno.

Personalmente ho condotto analisi giuridiche e ricostruito, a beneficio dei lettori di Diritto di Voto, il quadro normativo e procedurale in cui la Deliberazione consiliare si situava. Insieme agli amici del movimento Avanti ho sostenuto, in ogni occasione possibile, le ragioni del referendum e, prima ancora, quelle del percorso autonomista intrapreso dalla nostra Regione. Ho spiegato, più e più volte, che incamminarsi lungo il sentiero dell’autonomia è la precondizione necessaria per poter conseguire, in un futuro si spera non troppo lontano, la separazione dallo stato italiano. Esattamente come ci insegnano le migliori esperienze europee.

Oggi, a distanza di sette mesi da quel soleggiato giorno di mezzo inverno, è giunto il tempo di essere conseguenti con quanto fatto sinora. Per questo motivo, ho scelto di promuovere il primo Comitato referendario a sostegno del voto e a sostegno, naturalmente, del Sì: “inSìeme per la Lombardia”. Il Comitato verrà presentato sabato prossimo, 26 settembre, a Milano, alla vigilia delle elezioni plebiscitarie catalane. Un modo per ricordare il legame fra i percorsi di autogoverno, così apparentemente lontani eppure così vicini, che interessano le nostre due comunità, del resto e non per nulla già da tempo gemellate nel gruppo dei Quattro Motori d’Europa.

La conferenza stampa di presentazione avrà luogo all’Hotel dei Cavalieri, alle 11.00, in pieno centro, e sarà aperta al pubblico. Esattamente come aperto alle adesioni e alla partecipazione sarà il Comitato stesso. Non una struttura verticistica e chiusa, dunque, bensì un’aggregazione spontanea e orizzontale, fondata su un approccio collaborativo, concepita specificamente per raccogliere energie nell’area indipendentista e liberale e metterle al servizio degli interessi della nostra Lombardia.

Per saperne di più e  per conoscere i primi soggetti organizzati e personalità che hanno aderito, venite il 26, a Milano, all’Hotel dei Cavalieri. E se volete darci una mano, aderite anche voi al Comitato “inSìeme per la Lombardia”. Il cammino per il nostro autogoverno è già iniziato. Aiutiamoci a riportare il governo a casa, un pezzo alla volta, passo dopo passo, lungo il sentiero dell’autonomia, fino all’indipendenza. Avanti.

Alex Storti

300 LOMBARDI PER L’INDIPENDENZA DECLINA L’INVITO

300-lombardi-615RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Apprendiamo della nascita di un comitato di sostegno al Referendum per una “autonomia differenziata” della Regione. Siamo consapevoli che vi siano ragioni per sostenere l’iniziativa e quindi comprendiamo la decisione delle organizzazioni e dei movimenti che in buona fede decideranno di spendersi per il successo della consultazione. Riteniamo tuttavia che le uniche buone ragioni di cui si possa avere certezza sono:

1) L’opportunità data al popolo di esprimersi;

2) Lo spirito “centrifugo” della proposta in un contesto sempre più orientato al rafforzamento dello governo centrale.

Purtroppo altre considerazioni, di merito e di contorno, depongono per non aderire al Comitato e quindi per non spendersi per la campagna referendaria, pur lasciando totale libertà di coscienza agli aderenti ai 300 Lombardi per l’Indipendenza al momento dell’effettiva espressione di voto.

Le ragioni che definiamo “di contorno” sono legate al concreto rischio che l’operazione sia nata per scopi propagandistici ed elettorali (la consultazione andrebbe a coincidere con la campagna per le amministrative di molti centri importanti, tra cui Milano, Varese ecc. ecc.) ed esaurisca la propria funzione in un puro marketing elettorale: se così fosse – e temiamo andrà così – si tratterebbe dell’ennesimo danno inflitto all’idea indipendentista. Altro rischio non secondario di danno alla battaglia per l’autodeterminazione consiste nella concreta possibilità che un risultato “tiepido” su un tema “tiepido” depotenzi sia le istanze indipendentiste / autonomiste, sia lo strumento referendario.

Nel merito invece crediamo – sulla base della concreta esperienza politica degli ultimi vent’anni almeno – che lo Stato italiano non sia di fatto in grado di emendarsi mediante riforme effettive e ciò per vizi costitutivi oltre che per assenza di volontà dei politici di professione, a prescindere dal partito di appartenenza. Questa constatazione rende di fatto lo Stato nazionale un interlocutore non affidabile dal quale non è possibile aspettarsi cessioni di sovranità verso il basso. In realtà questo ultimo difetto – come dimostra ad esempio l’esperienza catalana – è proprio di ogni stato nazionale, ragion per cui riteniamo che l’unica chance per una effettiva devoluzione di poteri alle realtà locali possa venire da una rifondazione dell’Unione Europea su base regionale e non nazionale che imponga agli stati nazionali cessioni di sovranità sia verso l’alto che verso il basso, di fatto svuotandoli di potere e quindi di ogni ragion d’essere.

Inoltre, mentre esprimiamo sincera stima per alcuni ideatori dell’iniziativa referendaria – tra cui alcuni consiglieri regionali “civici” alla prima esperienza politica che consideriamo sinceramente autonomisti – riteniamo invece che i politici di lungo corso che dovrebbero trattare con Roma dopo un auspicato esito plebiscitario della consultazione, difettino sia della capacità sia della volontà di battersi per una vera autonomia lombarda. Anche questa valutazione si basa sull’esperienza maturata durante gli anni in cui questi stessi “politici” hanno avuto parte attiva e di primo piano nel governo centrale.                                                                    

Il Direttivo

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2 COMMENTS

  1. Eccoli gli indipendentisti italioti che, 4 gatti che sono con la loro strategia, strategicamente devono spaccare il capello in 4. Complimenti.

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